Uragani e Farfalle

Storie brevi e fotografie


Divenire

(inno all’Amore che è come una melodia suonata al pianoforte: intensa, viva struggente.)

Premessa

Questa storia nasce dall’incontro tra le note e le parole, un incontro che ha trovato la sua forma nel “Divenire” di Ludovico Einaudi, un album che racchiude in sé una profonda riflessione sull’amore, il tempo e il cambiamento. Ogni brano del disco è stato per me come una melodia che ha svelato un frammento di emozione, un susseguirsi di pensieri e sensazioni che mi hanno ispirato a raccontare una storia d’amore che non è solo sentimento, ma anche trasformazione.

Ogni poesia che troverete in questo racconto è stata ispirata da uno dei brani dell’album. I titoli dei brani sono diventati il titolo delle poesie stesse, e ognuna di esse ha cercato di dare voce a un’emozione che quel brano evocava in me: intensa, struggente, e viva, proprio come un inno all’amore suonato al pianoforte.

Il “Divenire” di Einaudi è un viaggio sonoro, dove ogni nota si fonde con il silenzio, ogni pausa è una riflessione, e ogni melodia è un respiro. Così, in queste pagine, ho cercato di tradurre in parole quella stessa emozione: un amore che cresce e si trasforma, che sfida il tempo e le regole, che diventa un atto di ribellione e di vita.

Ogni capitolo di questa storia è una nota di quella melodia, un passo che segue l’altro, con la speranza che anche voi possiate sentire l’eco di quelle note che hanno ispirato tutto questo.


Una festa. Un incontro. Un amore.

Tutto era iniziato in una serata d’inverno. La città, avvolta dalla neve che cadeva leggera e silenziosa, sembrava sospesa in un sogno bianco. Le strade deserte, coperte da un manto morbido, riflettevano la luce dei lampioni che si sforzavano di combattere il buio che avvolgeva ogni angolo. Il freddo pungente baciava la pelle di chiunque avesse osato restare troppo a lungo all’aperto, mentre dentro, nel cuore della festa, c’era calore, risate e il suono di un’incessante musica che vibrava nell’aria.

Il grande salone era illuminato da luci soffuse che danzavano sui volti sorridenti e sulle vesti eleganti degli invitati. I bicchieri si alzavano in brindisi di allegria, la gente conversava, si scambiava parole veloci e risate spensierate. L’odore del cibo caldo si mescolava con quello delle candele profumate che diffondevano un’atmosfera accogliente, ma anche misteriosa, come se ogni angolo della stanza nascondesse una storia non ancora raccontata.

E in mezzo a tutto questo movimento, all’improvviso, i loro occhi si incrociarono. Solo per un attimo. Ma in quel breve istante il resto del mondo sembrò svanire. Lui era appoggiato al bancone del bar, le mani che giocherellavano con il bicchiere, il sorriso leggero sulle labbra mentre ascoltava un amico. Lei rideva con il suo gruppo di amici, la testa leggermente inclinata mentre il riflesso delle luci brillava nei suoi occhi. Eppure, in quell’istante sospeso, non c’era nessun altro. Solo loro due.

Poi, come un sogno che svanisce al mattino, il momento fu inghiottito dalla frenesia della serata. Non si conoscevano, non si erano mai visti prima, eppure, in quella frazione di secondo, qualcosa di profondo era accaduto, senza parole, senza promesse. Ma quella connessione non poteva essere ignorata, neanche per loro.

La festa continuò, come un flusso che non poteva essere fermato. Risero, scherzarono, si misero a parlare con altre persone. La musica si alzò di volume, la pista da ballo si riempì di corpi in movimento, senza pensieri. E loro? Loro si comportarono come se nulla fosse accaduto. Ma il destino, si sa, ha il suo modo di farsi sentire.

Poco dopo, mentre lei cercava di farsi strada tra la folla, tutto accadde di nuovo. Lui si voltò nello stesso istante, e i loro corpi si sfiorarono in un contatto lieve, quasi invisibile, ma sufficiente a fermare ogni battito. Le sue dita sfiorarono il suo polso, un istante che sembrò dilatarsi all’infinito. Lui trattenne il respiro, come se ogni fibra del suo essere avesse riconosciuto qualcosa, qualcosa che non poteva ancora comprendere.

Non si dissero nulla. Non ancora. Ma in quell’attimo, qualcosa di profondo e misterioso si era già scatenato. Come se le loro anime si fossero incontrate, riconosciute, come se il tempo stesso si fosse fermato, non per una semplice coincidenza, ma per un destino che non avevano ancora la forza di accettare. Eppure, senza saperlo, stavano già scrivendo la prima pagina di una storia che non avrebbero mai potuto dimenticare.

Uno

Nell’immensità del mondo,
basta un attimo per nascere.

Un amore,
lontano,
imprevedibile,
difficile.

Uno sguardo,
un brivido,
un sorriso,
una carezza,
un bacio.

E poi,
l’amore.

Nell’immensità del mondo,
basta un solo istante
per farlo fiorire.

La stanza era vuota. Solo il tremolio delle candele al centro del tavolo rompeva il silenzio, le fiamme danzavano nell’oscurità, come se seguissero il ritmo di una musica che non esisteva. Eppure, non c’era melodia. Solo il silenzio. Un silenzio profondo, denso, che pesava nell’aria come un segreto mai pronunciato.

Era strano come quel silenzio avesse preso il posto di tutto ciò che un tempo aveva fatto rumore nelle loro vite. Si erano scoperti quella sera, e da allora nulla sarebbe più stato lo stesso. Erano come due naufraghi, che si erano trovati su un’isola deserta, una terra sconosciuta eppure incredibilmente familiare. Avevano toccato qualcosa di proibito, qualcosa che scottava, fragile e potente allo stesso tempo. In quel momento, avevano capito che avevano trovato qualcosa di raro, qualcosa che li avrebbe cambiati per sempre. Un amore che riempiva i vuoti che nemmeno avevano mai riconosciuto.

Ma erano anche consapevoli di una verità cruda: avrebbero dovuto combattere. Non perché fossero deboli, ma perché il loro mondo non era come il nostro.

Nel loro mondo, l’amore non esisteva.

Non c’era spazio per i sentimenti, per la passione, per quel desiderio profondo di appartenere a qualcuno. Ogni legame, ogni affetto, veniva visto come una minaccia al sistema. Era stato deciso, molti anni prima, che nessuno avrebbe più dovuto soffrire come il capo aveva sofferto. La sua perdita, la scomparsa della moglie, aveva lasciato cicatrici nel cuore di tutta la comunità, e per proteggere tutti da quel dolore, aveva instaurato una legge senza appello. Non ci sarebbe più stato amore. Mai più.

Così, per “garantire” la stabilità, ogni emozione era stata bandita. Sguardi furtivi, carezze rubate, promesse sussurrate sotto il respiro: tutto era diventato crimine. Il mondo doveva funzionare senza distrazioni, senza passione, senza sogni. Solo lavoro, solo sopravvivenza. Il sacrificio di ogni sentimento in nome di una pace che non era pace, ma una condanna silenziosa.

Nessuno osava ribellarsi. O meglio, qualcuno ci aveva provato, ma il sistema era implacabile. Ogni atto di resistenza veniva annientato con violenza, e la paura, come un veleno lento, si era infiltrata nei cuori di tutti. La società era diventata un ingranaggio perfetto, e nessuno, ormai, osava fare domande.

E loro?

Loro erano solo due cuori ribelli, due anime perse in un mare di ombre. Non avevano neppure avuto il tempo di innamorarsi come avrebbero voluto, che già il loro mondo li aveva travolti con mille difficoltà. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola rischiava di condannarli. Ma non potevano fermarsi. Non potevano rinunciare a quello che avevano trovato, a quello che avevano scelto. Perché ormai, in un mondo dove l’amore era un crimine, loro avevano già fatto la loro scelta.

Avevano scelto l’amore. E con essa, avevano scelto di rischiare tutto.

Divenire

È un percorso strano,
fatto di buche,
sassi,
pericoli,
nemici.

Eppure tu cammini,
non ti volti indietro,
affronti il mondo a testa alta,
lo guardi rimpicciolirsi sotto di te.

Corri. Verso dove?

Ma poi
un colpo alle spalle,
dal nulla.
E ti ritrovi indietro,
ancora una volta,
ancora più lontano dalla verità.

Ed è qui che devi ricominciare.
Puoi piangere, ma corri.
Puoi disperarti, ma corri.

Le lacrime si asciugano col vento,
ma i ricordi restano.
La voglia di andare avanti non svanisce.

Puoi rallentare,
per un attimo,
per un respiro.
Poi, il volo inizia davvero.

Corri.
E lasciati andare.
Corri.
E sparisci.
Corri.
E trasformati.
Corri.
Ed essere liberi.

Questo è il divenire.

Appartenevano a mondi diversi, come due linee parallele destinate a non incontrarsi mai. Vite separate da regole incrollabili e da un destino implacabile che sembrava volerli tenere lontani. Vivevano in luoghi distanti, e durante la settimana, il lavoro li inghiottiva come una morsa, consumando ogni singolo respiro, lasciando poco spazio a qualsiasi altra cosa. Ogni giorno si ripeteva uguale al precedente: ore interminabili, gesti che non avevano più alcun significato, pensieri che si soffocavano sotto il peso di una routine che non dava respiro.

Eppure, nonostante la ripetizione, c’era una costante: l’attesa. L’attesa che li consumava, che li spingeva a guardare oltre l’orizzonte delle giornate vuote. Ogni lunedì segnava l’inizio di un conto alla rovescia. E loro, silenziosamente, si aggrappavano a quell’unico frammento di libertà che potevano avere: il weekend. Solo in quei due giorni, e per pochi attimi rubati al tempo, riuscivano a rivedersi. A stringersi, a perdersi negli sguardi che sussurravano promesse di un futuro che sembrava inaccessibile. Ma sempre in segreto. Sempre sotto il peso di una tensione che non li abbandonava mai, consapevoli che ogni incontro poteva essere l’ultimo.

Quei giorni, per quanto attesi, scivolavano via troppo in fretta. Come un sogno che svanisce al risveglio, lasciandoli con il cuore in tempesta e le mani ancora calde del tocco che avevano appena ricevuto. E poi, inesorabile, arrivava la domenica sera. La fine. Un addio che sembrava impossibile da pronunciare. Un’agonia che ogni settimana si ripeteva.

Il lunedì li trovava vuoti.

Gli occhi spenti, malinconici, segnati dal peso di tutte le lacrime che non avevano mai avuto il coraggio di versare. I corpi stanchi, prosciugati da un’energia che sembrava scivolare via con ogni partenza. I loro sguardi? Lontani, irrimediabilmente distanti. Ma nonostante tutto, dentro di loro, in un angolo nascosto del cuore, bruciava ancora una fiamma. Una fiamma che nessuna legge, nessuna separazione, poteva spegnere.

Monday

Sorrisi che si spengono.
Occhi assenti,
persi nel dolore
del vuoto.

It’s Monday,
and you’ll never come back.

Struggente malinconia,
all’ombra dei ricordi.
Sguardi spenti,
opachi,
immersi nel silenzio
del dolore.

It’s Monday,
and you’ll never come back.

Ma passerà.

E tu,
tornerai.

Il bello del loro amore, la sua essenza più pura, risiedeva proprio nell’attesa. Ogni separazione era come una promessa non ancora adempiuta, un battito di cuore che cresceva in intensità, fino a farli sentire più vivi di quanto avessero mai immaginato. L’attesa stessa era il loro mondo, il luogo dove ogni emozione si faceva palpabile, dove l’orizzonte sembrava allargarsi ogni volta che pensavano all’altro.

Il batticuore che li coglieva ogni volta che si riavvicinavano, quel fremito che partiva dal petto e si spandeva in ogni fibra del corpo, era l’essenza del loro legame. E poi c’era la magia del momento in cui, finalmente, le loro mani si sfioravano. Solo un tocco, ma era sufficiente. Una scintilla che illuminava ogni angolo buio della loro vita, un faro in mezzo a un cielo grigio che sembrava aver dimenticato cosa fosse la luce. Quel tocco bastava per infondere calore in un mondo che aveva smarrito il suo senso di affetto, come se il loro amore fosse l’unico ricordo di ciò che significava davvero sentire.

Non volevano arrendersi. Non solo per sé, ma per ogni cuore solitario, ogni anima che, come la loro, sognava di provare un amore così profondo, così puro. Non era solo una questione di speranza, ma di resistenza. Non sarebbe stato giusto piegarsi alle regole di un mondo che, nel suo terrore di soffrire, aveva scelto di rinunciare ai sentimenti.

Loro non avevano paura. Anzi, il loro amore cresceva ogni volta che si confrontavano con la realtà di un mondo indifferente, trovando nel loro legame la forza di resistere. L’amore, per loro, non era una debolezza ma una lotta, una battaglia che avrebbero combattuto fino all’ultimo respiro.

Volevano andare, andare oltre tutto ciò che li separava, oltre ogni limite imposto dalla paura e dal dolore. Volevano correre, senza guardarsi indietro, senza permettere che nulla li frenasse. E lo avrebbero fatto, assieme, mano nella mano, con il cuore che batteva all’unisono. Perché solo insieme avrebbero potuto cambiare il corso delle cose, solo insieme avrebbero potuto sfidare l’impossibile e vincere.

Andare

Nelle note di un pianoforte
sento il mio dolore.
Le scale accompagnano
il ritmo del mio cuore:
prima lento,
poi forte,
poi stanco,
poi sconfitto.

Ma lo spiraglio di luce
è sempre lì.
Stabile.
Mi attende.
Aspetta la mia mossa…

Andare avanti…
o tornare indietro.
Fuggire.

Ma le note sussurrano la risposta:
Andare.
Ora.
Senza esitare.

Andare e perdermi,
perdermi nell’abisso,
in un non ritorno
delicato.

Andare.

Senza voltarmi.
Non vedrei nulla…
il nulla ho lasciato.

E quello che mi aspetta
è un viaggio infinito
su quei tasti e su quelle note,
liberando la mente,
lasciandomi andare.

Il loro era un mondo completamente diverso da qualsiasi altro, una realtà sospesa in un tempo che sembrava aver smesso di scorrere. Un mondo dove la vita sembrava essersi ritirata, come un’ombra lontana.

I campi, un tempo verdi e rigogliosi, giacevano secchi e sterili. La terra, affamata di speranza, non ospitava più germogli. I fiori, una volta colorati e pieni di vita, non sbocciavano più, lasciando il paesaggio privo di ogni profumo e di ogni colore. Gli alberi, quelli che rimanevano, erano stanchi, immobili, come se avessero perso la forza di crescere.

Tutto intorno era statico, come se ci fosse qualcosa che mancava, qualcosa che il mondo non riusciva più a trovare. Un vuoto sottile che permeava l’aria, una sensazione di ineluttabilità. Ma quel giorno, tutto cambiò.

Era una domenica, una di quelle rare domeniche che sembrano sospese nell’aria, dove il tempo si dilata e tutto sembra possibile. I due innamorati avevano deciso di trascorrere le loro ultime ore insieme, lontani dal trambusto della città, immersi in quel silenzio che solo la natura vuota può offrire.

Si erano distesi sull’erba, ormai secca e rugosa, di un campo che si estendeva all’infinito. Un campo che sembrava essere rimasto in un limbo, sospeso tra la vita e la morte. Eppure, in quel momento, la loro presenza sembrava dare un senso a tutto, come se la terra stessa li ascoltasse.

Il cielo sopra di loro era vasto, privo di nuvole, e il sole… il sole sembrava diverso. Un bagliore dorato e quasi iridescente avvolgeva il paesaggio, come se il giorno stesso stesse cercando di raccontare qualcosa di più profondo. Ma, immersi nel calore della loro complicità, i due innamorati non vi prestarono molta attenzione. Erano persi l’uno nell’altro, nel loro silenzio condiviso, nei battiti del cuore che si rispondevano a distanza ravvicinata.

Le ore passarono in un soffio. E quando giunse il momento del distacco, quando la sera iniziava a dipingere il cielo di sfumature morbide, i due si alzarono lentamente. Il cuore di ognuno era colmo di un dolore dolce, quello di chi sa che ogni saluto potrebbe essere l’ultimo, eppure non riesce a trattenere la speranza che qualcosa possa durare.

Si salutarono, con uno sguardo che diceva tutto, senza bisogno di parole. E mentre si allontanavano, il mondo sembrò riprendere la sua normale immobilità… o almeno così sembrava.

Nel punto esatto dove si erano sdraiati, lì dove la terra sembrava non più capace di ospitare vita, qualcosa di straordinario accadde. Un piccolo germoglio spuntò dalla terra arida, fragile eppure pieno di promesse. Un segno di rinascita, come se il mondo avesse ascoltato il loro amore e avesse deciso, finalmente, di rispondere. Un miracolo silenzioso, che nessuno avrebbe mai visto, ma che, in quel preciso momento, tutto cambiò.

Rose

Nel potere dell’amore,
che accende la vita
nel buio di una distruzione senza fine.

E nasce così una piccola rosa…
dal nulla,
circondata dal deserto
delle emozioni dimenticate.

Nasce sola, eppure indomita,
dal seme fertile
della passione che non muore.

Delicata figlia della speranza,
cresce e si diffonde
nelle sue idee di resistenza.

E nasce così una piccola rosa…
E nasce così,
una nuova vita,
che sfida il mondo e si fa luce.

Da quando si erano lasciati andare completamente al loro amore, qualcosa di straordinario stava accadendo nel loro mondo. Era come se un’energia nuova, potente, stesse nascendo dalle profondità di un passato oscuro, come se ciò che era stato nascosto per troppo tempo, dopo quella misteriosa scomparsa, stesse finalmente facendo capolino, pronto a cambiare tutto.

E ora, finalmente, sembrava che questo qualcosa fosse tornato, più forte che mai, senza paura, deciso a lottare contro le ombre che avevano avvolto quel mondo per troppo tempo.

I cambiamenti erano evidenti. Nuovi campi, un tempo aridi e senza vita, stavano lentamente emergendo dalla terra, come se il suolo stesso fosse stato risvegliato dal lungo sonno. I colori, che per anni erano rimasti nascosti dietro uno strato di ceneri grigie, ora si stavano diffondendo in ogni angolo, come una luce che buca l’oscurità.

Quei colori, così vibranti e pieni di vita, sembravano voler scardinare il silenzio e l’immobilità che avevano segnato quella realtà spenta. Ogni nuova sfumatura che sbocciava era come un atto di ribellione contro la tristezza che aveva dominato il mondo. L’aria stessa sembrava respirare più leggera, più carica di speranza.

Ogni angolo di quel paesaggio, che un tempo era rimasto immobile, sporco, privo di anima, stava ora vivendo una trasformazione incredibile. La terra, la vita, i sogni, tutto si stava risvegliando, come se un nuovo inizio fosse finalmente possibile.

Era iniziata la rivoluzione dei colori, e nulla sarebbe stato più come prima. Il mondo stava cambiando, e con esso anche loro, come se il loro amore avesse risvegliato una forza dimenticata, capace di sfidare la staticità e l’indifferenza.

Primavera

La neve si scioglie,
e con essa nascono
le cose segrete,
quella bellezza nascosta,
sotto il freddo silenzioso.

Goccia dopo goccia,
un lento risveglio,
nella dimensione
di un mondo che si ridesta.

Da lontano, arriva…
ma il suo potere
cresce, sempre più forte,
come una promessa che non può essere ignorata.

Giorno dopo giorno,
sfiora, trasforma,
ogni cosa che tocca,
con i suoi arcobaleni di colori.

Nell’aria si diffonde il profumo della vita:
una stabilità emozionale,
che affonda radici nei cuori.
Nei petali, i segni
di lotta e di vittoria,
una battaglia vinta contro il gelo.

E continua il suo cammino,
col suo rumore leggero,
ma che risuona forte,
sempre più forte.

Danze di note colorate
che si intrecciano nel nuovo mondo.
Il cielo azzurro,
le nuvole che corrono,
e la calma che ritorna,
come un abbraccio di serenità.

Tranquillità,
leggera,
magia pura.

Dietro tutto questo, però, c’era qualcuno che stava osservando nell’ombra, qualcuno che aveva intuito cosa stava accadendo, chi aveva compreso il potere di quell’amore nascente e, più di ogni altra cosa, chi avrebbe fatto di tutto per fermarlo. Perché quell’amore, ormai evidente, era un pericolo. Un pericolo per chi si nutriva dell’oscurità e della paura, un pericolo per chi aveva costruito il proprio potere su un mondo statico, senza emozioni, senza cambiamenti.

L’amore di loro due non era più un segreto. Non erano più invisibili, come lo erano stati all’inizio. Li osservavano, li spiavano. Da tempo, qualcuno aveva notato i piccoli, ma significativi cambiamenti che avvenivano intorno a loro. E quando li avevano visti insieme, avevano capito: avevano compreso tutto. La loro unione non era solo un gesto di ribellione, era un segno di trasformazione, di rinascita che nessuno avrebbe potuto ignorare.

Il capo, figura di potere e autorità, non avrebbe mai permesso che questi cambiamenti si radicassero. La sua posizione era troppo fragile per essere minata da qualcosa di così forte. Se quell’amore avesse preso piede, avrebbe perso tutto: il controllo, la forza, il suo stesso dominio. Era disposto a fare qualsiasi cosa pur di fermarlo, pronto a combattere, pronto a distruggere ciò che stava nascendo.

Per i due amanti, ogni giorno diventava una lotta, ogni momento insieme una breve tregua in un mondo che non li voleva. Al lavoro, erano trattati come estranei, ignorati o derisi, e quando finalmente riuscivano a ritagliarsi del tempo per stare insieme, qualcosa – o qualcuno – sembrava sempre intervenire per distruggere quell’armonia fragile.

Le prime minacce erano state verbali, lanciate con sufficienza, ma erano arrivate come un vento freddo, quasi invisibile. Eppure, avevano la loro forza, e non erano facili da ignorare. Ma loro, nel loro amore, credevano che niente potesse separarli. Si amavano troppo, e insieme avrebbero superato tutto, o almeno questo era quello che pensavano, con la certezza di chi è pronto ad affrontare il mondo per stare accanto all’altro.

Ma il capo non si sarebbe fermato. Non poteva permetterlo. Non si sarebbe accontentato di minacce. Aveva una determinazione cieca, e sarebbe stato disposto a tutto pur di separare quei cuori. La sua mente si fece sempre più oscura, e arrivò a toccare il punto più basso: minacciare la famiglia di lei. Fu troppo. Il dolore di sapere che la sua famiglia sarebbe stata coinvolta, la paura che aveva accumulato nel cuore, tutto la travolse. Si sentiva sopraffatta, distrutta, incapace di andare avanti. Non ce la faceva più. E così, alla fine, si arrese. La sua lotta, un tempo così forte, si spense in un silenzio doloroso.

Oltremare

Sul letto,
il profumo delle carezze,
attese spezzate
da sguardi innocenti,
gocce di amore,
lieve, appena lasciate.

E l’orizzonte attende…

Le mani,
si nascondono,
circondate dalla fredda indifferenza,
ma in realtà è la paura
del domani che le trattiene.

L’orizzonte attende.

Un viaggio verso
la fine,
il sapore
di un bacio ormai perduto.

E l’orizzonte è lì,
che attende,
silenzioso, inesorabile.

L’orizzonte,
e il mare.
Addio.

Avevano finalmente compreso che c’era qualcuno, nell’ombra, deciso a dividerli. E, sorprendentemente, quella persona c’era riuscita. Avevano sottovalutato la forza che l’odio e la paura potevano avere, ma ora si trovavano di fronte alla realtà di una separazione che sembrava inevitabile.

Quando si è innamorati, il mondo cambia. Tutto sembra più leggero, come se si vivesse a due metri da terra, sospesi in un’incredibile sensazione di felicità. In quel viaggio a due, si guarda tutto con occhi diversi, si sorridono persino le piccole imperfezioni degli altri, perché nulla sembra importante quando si è avvolti da quel sentimento così potente.

Ma chi non è innamorato, chi vive senza quella forza, non può fare a meno di notare la differenza. Non riesce a reggere lo sguardo di chi, invece, ha trovato qualcuno da amare. C’è qualcosa di speciale in quegli occhi, una luce che emana dalla profondità del cuore, un’intensità che fa sentire più deboli tutti gli altri. E, in effetti, è proprio così: l’amore ti rende forte, in una maniera che nulla può spiegare. È una forza che non ha paura, che si nutre di speranza e di un’incredibile certezza, quella di sapere che, anche nelle tenebre più fitte, c’è sempre un raggio di luce che ti guida.

Una persona innamorata può attraversare una strada buia, illuminata solo dalla speranza di poter rivedere la propria metà. Quel pensiero è la sua luce, la sua forza, il suo respiro. Ogni passo è più sicuro, ogni battito più deciso, perché la certezza dell’amore ti dà una forza che va oltre ogni paura.

Eppure, chi non è innamorato, non può fare a meno di guardare male quelle persone. Non capisce, non comprende la magia che rende tutto più luminoso, più vero. E li osserva con una sorta di invidia, senza sapere che, in fondo, quella forza che vedono negli altri è la stessa che li spinge a giudicare.

L’origine nascosta

Come la fiamma
che divora senza pietà un ramo,
e come la pioggia
che annega, implacabile, i fiori.

È questo il male.

Una pistola sempre pronta,
carica di minacce silenziose,
pronta a scattare
in ogni istante,
a colpirti alle spalle,
quando meno te lo aspetti.

Come l’edera che sale,
si aggrappa e avvolge tutto,
soffocando ogni respiro,
e come la nebbia
che invade, che confonde,
che nasconde ogni cosa.

Come una ferita
che, guarita, torna a riaprirsi
con dolore.

È questo il male.

L’invidia.

I giorni che seguirono furono un incubo per entrambi, un tormento che li separava in modo irrimediabile… Ora più lontani che mai, come se una distanza infinita li avesse separati per sempre, eppure dentro di loro non riuscivano a far sparire quel legame che sembrava ancora vivo, nonostante tutto.

Le lacrime scendevano incessanti, senza trovare tregua, e il dolore sembrava essere l’unica compagna nei giorni vuoti e silenziosi. Ma i ricordi, quei ricordi tanto dolci quanto dolorosi, erano l’unica cosa che ancora riuscivano a regalarsi. Ogni tanto, tra una lacrima e l’altra, spuntava un sorriso, fugace, ma sincero, perché quei momenti vissuti insieme erano troppo forti per svanire.

E quella giornata al mare, l’ultima che avevano trascorso insieme, sarebbe rimasta impressa nei loro cuori per sempre. I sorrisi che si erano scambiati, le carezze che avevano condiviso, i baci che avevano scaldato le loro anime… e poi, soprattutto, quel guardarsi negli occhi, come se nel profondo di uno sguardo ci fosse tutto ciò che avevano vissuto, tutto ciò che avrebbero voluto vivere, e che ora, in un attimo, sembrava già svanire.

I ricordi hanno questo potere: ti fanno volare, ti sollevano, ti portano lontano, come se il tempo si fermasse e tu potessi rivivere quei momenti, come se fossero ancora lì, tra le tue mani, nei tuoi sogni.

Fly

Volare:
chiudere gli occhi,
e lasciarsi cullare
dal dolce suono
di un passato che non passa mai.

Volare:
precipitare in un abisso profondo,
e trovare dentro di sé la forza
di risalire,
di rinascere.

Volare:
realizzare,
in un battito di cuore,
di essere vivi,
di essere qui,
ora.

Volare:
spiegare le ali,
aprire il cuore al cielo,
lasciarsi andare,
senza paura.

Volare:
gridare,
al potere invisibile dei ricordi,
che non svaniscono mai.

Volare.

[ La luce del faro proiettava ombre che danzavano, inseguendosi in un gioco misterioso, come se volessero sfuggire alla realtà. Ma, in quella quiete, non c’era nessuno. Solo l’infinito abbraccio del mare e l’eco lontana del vento. ]

Erano passati diversi giorni da quell’ultimo incontro, da quell’ultimo istante in cui si erano visti, ma la distanza sembrava infinita, come un abisso che separava non solo i loro corpi, ma anche le loro anime. Ancora non si erano abituati a quella solitudine, e il grigio, quella nebbia che sembrava avvolgere ogni pensiero, non li lasciava mai. Era come se il mondo intorno a loro avesse perso ogni colore, e il peso del silenzio gravasse su di loro in modo insopportabile.

All’inizio, quando il loro amore era nato, avevano creduto fosse un legame indissolubile, qualcosa che non sarebbe mai potuto spezzarsi. Pensavano che non ci fosse nulla di più bello, di più forte. Eppure, al primo ostacolo, avevano ceduto. Si erano arresi, credendo che la separazione fosse la fine, senza rendersi conto che sarebbe stata solo una pausa nel loro cammino.

Ma, fortunatamente, la speranza non li aveva mai abbandonati. Anche nei momenti di buio, il cuore continuava a battere con forza, come un richiamo che non potevano ignorare. Erano intrappolati in una giostra di ricordi, di emozioni che si mescolavano senza sosta, e ogni singolo istante vissuto insieme sembrava suggerire che quello che stavano attraversando doveva avere un significato. Come un segreto che stava per essere svelato. Forse, pensavano, erano davvero fatti l’uno per l’altro. E forse, insieme, avrebbero potuto cambiare davvero il loro mondo.

Ma c’era una verità semplice che dovevano ancora comprendere. Dovevano imparare ad ascoltarsi, davvero, senza paura, senza barriere. Solo così, forse, avrebbero trovato la forza per riscrivere la loro storia, per tornare a costruire, insieme, qualcosa che potesse durare.

Ascolta

A volte,
i silenzi
sono più forti
delle grida.

Quando il cuore
cerca di parlare,
quando la sua voce
si fa strada nel silenzio,
ascolta.

Il suono della sua melodia
può sollevarti,
farti volare,
e grazie a quello,
potresti riscoprire
le cose più belle
che la vita ha da offrire.

Nessuno potrà
cancellarle,
nessuno potrà
portarle via.

Ascolta,
e se credi davvero,
tutto sarà possibile.

Ascolta…
Ascoltati,
e comprenderai.

Sembrava che tutto fosse cambiato, come se un nuovo inizio fosse finalmente possibile. Dopo tanto tempo, avevano deciso di riprendersi ciò che avevano perso: la loro felicità. Non più segreti, non più ombre. Avevano scelto di viversi senza più paura, di amarsi apertamente, alla luce del sole, qualunque cosa fosse successa. Non c’era più spazio per il nascondersi, per vivere nell’ombra della vergogna. Erano pronti a affrontare tutto, insieme.

Credevano profondamente in quello che stavano facendo. Ogni istante trascorso insieme era la prova che avevano ragione, che il loro amore non era solo un sogno, ma una verità potente. Speravano che, vedendoli così felici, le altre persone, finalmente, avrebbero capito. Avrebbero visto attraverso le loro paure, i loro dubbi, e si sarebbero svegliati. Si sarebbero resi conto che c’era una vita oltre il silenzio, oltre le regole imposte da chi aveva paura di amare.

Pensavano che tutti, prima o poi, avrebbero lottato contro quel terrore invisibile che li aveva tenuti prigionieri troppo a lungo, quel terrore fatto di silenzi assordanti e di ceneri fredde che ricoprivano ogni speranza. Credevano che, finalmente, le persone avrebbero trovato il coraggio di sfidare l’oscurità, per vedere e per vivere la luce.

Ritornare

Seguire una strada
che il tempo ha dimenticato,
raccogliendo,
passo dopo passo,
i piccoli sassi
del nostro passato.

È impossibile
gettare nel vuoto
i momenti che abbiamo condiviso,
le risate, le carezze,
ogni istante che ci ha reso
quello che siamo.

Camminare,
mano nella mano,
fieri di essere,
fieri di esistere,
fieri di essere insieme,
in un mondo che sembra dimenticarsi di noi.

Sguardi pieni di odio,
accecati dalla nostra luce,
dall’amore che non sanno comprendere.

Eppure,
noi seguiamo una nuova strada,
una strada che nasce dai ricordi,
che cresce con la nostra speranza,
che si fa più forte ad ogni passo.

Ritornare…
insieme,
per sempre.

La loro battaglia, purtroppo, non era ancora giunta alla fine. Nonostante il coraggio che avevano trovato in se stessi e l’amore che li legava, il mondo intorno a loro continuava a sfidarli. Era il momento delle rivelazioni, di scoprire quale fosse davvero la verità in un universo che sembrava aver dimenticato la bellezza dei sentimenti puri.

Tutti ormai conoscevano la loro verità. Il loro amore, che sfidava ogni regola, ogni pregiudizio, era diventato un segreto svelato. Ma proprio quando pensavano di essere finalmente liberi, una nuova ombra si materializzò.

Arrivò una lettera, semplice e tagliente, come un colpo al cuore:

“Noi fantasmi non possiamo amare.
Dovete andarvene.”

Leggere quelle parole non fece altro che risvegliare la forza che avevano dentro. Sorrisero. Non erano sorpresi, non avevano paura. Quella lettera non avrebbe cambiato nulla. Perché il loro amore non aveva bisogno di essere accettato, non aveva bisogno di essere giustificato. Non c’erano confini, né regole, né ombre che potessero fermarli.

Si presero per mano, i loro cuori battevano all’unisono, e senza una parola di troppo, senza esitazione, iniziarono a correre. Questa volta, senza guardarsi indietro, senza paura del futuro. Erano liberi. E finalmente, per la prima volta, davvero felici.

Svanire

Fari che illuminano
percorsi bagnati,
con gocce di luce
che si posano leggere
su ombre sconosciute.

Corpi che svaniscono
nell’oblio dei ricordi,
catene invisibili
trattengono le ultime lacrime,
le ultime speranze.

Strade che sembrano vuote,
ma in realtà brulicano di anime sole,
che proseguono il loro cammino
senza meta,
tra i labirinti di una società cieca.

Fantasmi
di un’esistenza dimenticata,
che si perdono,
che svaniscono.

Svanire.

Era passato molto tempo da quel giorno, e tutto sembrava finalmente diverso. Le ceneri grigie, che un tempo avevano ricoperto ogni angolo del mondo, ora ricoprivano solo pochi, piccolissimi spazi. Il resto, invece, era rinato, come se la terra avesse respirato di nuovo, come se una forza invisibile avesse ridato vita a tutto ciò che era stato dimenticato. La speranza, a poco a poco, si era insinuata nelle crepe, facendole fiorire.

Nel cuore di un campo rigoglioso, dove il verde dei prati si mescolava con l’azzurro del cielo, qualcosa di straordinario accadde. Petali di rose, morbidi e leggeri, fluttuavano nell’aria. Sembrava che venissero lanciati da una mano invisibile, come se qualcuno, da lontano, stesse celebrando un momento di pura bellezza.

Eppure, in quel campo, non c’era nessun fiore, nessuna pianta da cui quei petali potessero provenire. E, più strano ancora, non c’era nessuno. Solo il silenzio, rotto dal lieve fruscio dei petali che danzavano nel vento.

Eppure, in quel silenzio, c’era qualcosa di più. Un’energia invisibile che, pur non avendo un corpo, sembrava permeare tutto, come un eco di ciò che era stato. L’amore che aveva trasformato il mondo non aveva bisogno di essere visto per essere sentito. Era diventato parte del paesaggio, come una promessa, un segreto sussurrato al vento.

In quel momento, sapevano che, nonostante tutto, avevano vinto. Non per le cose che avevano conquistato, ma per ciò che avevano lasciato dietro di sé: un segno indelebile, invisibile ma eterno. Un amore che, come quei petali, avrebbe continuato a volare, a diffondersi, a vivere per sempre.


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