Lucio si svegliò nel mezzo di un silenzio irreale.
La casa sulla scogliera, che di solito tremava sotto il fragore delle onde, era avvolta da una calma inquietante. Si alzò dal letto e tirò indietro le tende: davanti a lui c’era solo bianco. Tutto bianco. Il mare, il cielo, l’orizzonte… tutto era stato inghiottito da una nebbia densa e immobile.
La notte prima, Nora era uscita senza dire una parola. Lucio l’aveva seguita fino alla spiaggia, ma si era fermato al limite della sabbia, incapace di attraversare quel confine invisibile tra la terraferma e il mondo liquido che tanto amava Nora . «Non venire a cercarmi,» gli aveva detto prima di sparire tra le ombre delle onde.
Lucio uscì. L’aria era umida e fredda, e la nebbia sapeva di sale. La spiaggia, che conosceva a memoria, sembrava estranea: le dune erano diventate colline spettrali, i contorni delle rocce si fondevano nel vuoto. Perfino il suono delle onde era cambiato, più lontano, come se il mare si fosse ritirato in un’altra dimensione.
Non c’era nessuno. Ma Lucio sapeva che Nora era lì, da qualche parte, nascosta in quel biancore infinito.
Camminò verso la riva, dove il mare si frangeva contro la sabbia senza mai mostrarsi del tutto. Ogni passo affondava in un terreno che sembrava più morbido del solito, come se la spiaggia stessa volesse trattenerlo.
«Nora!» chiamò. La sua voce si dissolse nella nebbia, come se fosse stata inghiottita. Sembrò tutto inutile.
Avanzò ancora, fino a quando i piedi toccarono l’acqua. Il mare era stranamente caldo, come un abbraccio. Cercò di guardare più a fondo nella nebbia, ma tutto quello che riusciva a distinguere erano ombre. Ombre che si muovevano, lente e silenziose, come presenze ormai dimenticate, come se non avessero altro da fare se non continuare a muoversi all’infinito senza una meta precisa.
Una figura apparve. Non era Nora, ma una bambina con i capelli lunghi e scuri, che si trascinava dietro una piccola teca di vetro con dentro una farfalla ormai morta. Si fermò a pochi passi da lui e alzò lo sguardo, ma i suoi occhi erano vuoti, come fatti di nebbia.
«Hai perso qualcuno?» chiese la bambina.
Lucio annuì.
«Anche io. Ma qui le cose perse non tornano mai come prima.»
La bambina sparì, dissolvendosi nel bianco.
Lucio si sentì sprofondare in un vuoto più grande della nebbia. Si chiese se quella spiaggia fosse reale o se fosse stato trascinato in un luogo dove il tempo e lo spazio non avevano più significato. E se fosse solo un sogno?
Poi, la vide.
Era lì, in piedi tra le onde, con l’acqua che gli lambiva le gambe. Nora. Ma era davvero lei?
Lucio le corse incontro, ma più si avvicinava, più il mondo sembrava deformarsi. La distanza tra loro non si accorciava mai, e Nora sembrava solo un riflesso sulla superficie d’acqua, sempre lontana dalla sua portata.
«Nora!» gridò, con tutta la voce che aveva.
Nora si voltò, e per un attimo Lucio temette di non essere riconosciuto. I suoi occhi erano diversi, come se la nebbia avesse cancellato una parte di lei. Aveva avvolto tutto. Anche la sua anima.
Lucio non si fermò. Avanzò fino a raggiungerla, fino a toccarla. La pelle di Nora era fredda, ma reale. «Sono io,» disse Lucio.
«Anche se non mi riconosci, io ti riconosco.»

Gli occhi di Nora si riempirono di qualcosa, come un ricordo che riaffiorava dalle profondità del mare. Per un attimo brillarono.
«Lucio…» mormorò.
La nebbia attorno a loro cominciò a dissolversi. Piano, il mare tornò visibile: le onde che si infrangevano sulla riva, il cielo grigio sopra di loro, le barche lontane che oscillavano dolcemente.
Nora strinse la mano di Lucio, ma i suoi occhi si posarono sull’orizzonte, guardarono lontano dove la nebbia continuava a vagare, lenta e silenziosa. «Non credo che ci lascerà mai del tutto» disse.
Lucio annuì. Sapeva che era vero. La nebbia sarebbe rimasta con loro, come un’ombra o un ricordo, ma non importava. Si erano ritrovati, e il mare non li avrebbe più separati. Chissà se sarebbero mai tornati come prima.
“E fu Nebbia, e ti persi…
Ti cercherò, dentro mille Nebbie.
E se non mi riconoscerai, ti riconoscerò.
Sarai Nebbia.
Sarà come ritrovarsi.”





* fotografie scattate in analogico, con un vecchio rullino scaduto.


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