Uragani e Farfalle

Storie brevi e fotografie


Ti sento (ricordi)

Capitolo 1

“Me la mandi quella suoneria??”

E tutto iniziò così… nel modo più banale possibile. Ma, a volte, sono proprio le cose banali a sorprenderci di più.

Stella e Leo si incontrarono per la prima volta in spiaggia, quel luogo magico dove spesso nascono le storie più interessanti. Erano lì per organizzare giochi per bambini e, per pura casualità, finirono nella stessa squadra. Sapete di cosa parlo, no? Quei classici giochi estivi da animatori: corse a ostacoli, tiro alla fune, partite di calcetto e tante altre attività pensate per far divertire i piccoli.

“Ciao, sono Leo, piacere. Ce la faremo a battere l’altra squadra?”
“L’importante è non partire col piede sbagliato… dobbiamo solo mettercela tutta e non mollare. Comunque, io sono Stella.”
E sorrise.

Quel sorriso.

La squadra avversaria era composta da Lorenzo e Silvia, due cari amici di Leo e Stella. Amici nella vita, ma rivali nel gioco… e decisamente agguerriti. Lorenzo, tra l’altro, era innamorato di Stella da sempre, anche se lei non lo sapeva. Forse nemmeno lo sospettava. Del resto, si vedevano soltanto d’estate: costruire legami solidi in così poco tempo non è affatto semplice. Leo, però, lo sapeva. Spesso lo prendeva in giro, lo spronava a dichiararsi, a farsi avanti. “Che sarà mai?” diceva, “Non hai niente da perdere!”. Ma Lorenzo non voleva rischiare. O forse… faceva bene così.

“Tre, due, uno… viaaaaaaaa!”

I bambini scattarono come fulmini sulla sabbia, correndo sempre più veloci, con negli occhi quella luce intensa di chi vuole vincere a tutti i costi. Non importava il premio: un gelato, una bibita fresca, qualsiasi cosa. Era la voglia di vincere a fare la differenza, e vederla brillare nei loro occhi era incredibile. Una luce che, crescendo, spesso si affievolisce, nascosta dalle ombre e dalla fatica della vita adulta.

La gara terminò in parità, un risultato perfetto per i bambini, che poterono godersi il loro premio senza scontentare nessuno. Un po’ meno per Leo e Lorenzo, che si sfidavano da sempre con una sana e immancabile competizione. Da bravi capi squadra, però, si strinsero la mano e si sedettero al loro solito tavolino, un vecchio mobile ormai segnato dal tempo.

Passavano intere giornate lì, seduti su quelle sedie malandate, ridendo e chiacchierando del più e del meno. Commentavano la gente che passava, sparavano battute, facevano a gara a chi diceva la cosa più assurda. Si divertivano con poco, davvero poco. Chissà, magari le sedie non erano altrettanto felici di averli sempre tra i piedi… ma questa è un’altra storia.

Le ragazze, invece, si erano sedute poco più in là, a un altro tavolino. Leo e Lorenzo le conoscevano di vista, ma non avevano mai avuto davvero voglia di approfondire. O meglio, Lorenzo forse sì. L’aveva da un pezzo, quella voglia, ma era troppo timido per fare il primo passo.

Ridevano, scherzavano, le loro voci acute riecheggiavano nell’aria. Suonavano strane, ma in quel momento sembravano una melodia. Erano più giovani. O, per essere precisi, avevano la stessa età di Lorenzo, mentre Leo era più grande di tre anni. Venivano da un’altra città, motivo per cui non avevano mai avuto occasione di diventare amici.


Capitolo 2

“Me la mandi quella suoneria??”

Non so se fosse davvero interessato o se fosse solo un pretesto, ma Leo lo urlò a Stella e poi scoppiò a ridere. Forse era semplicemente un modo per rompere il ghiaccio. Stella sorrise, con quel suo sorriso che illuminava tutto. Fu così che Leo e Lorenzo si avvicinarono al tavolino delle ragazze.

Ora erano un gruppo. Nonostante si fossero conosciuti davvero da pochissimo, c’era già quell’intesa spontanea, quella magia che si crea nei legami più autentici. Sapevano però che il tempo era poco: l’estate sarebbe finita e, con essa, anche le giornate trascorse insieme. Restava solo un mese.

Quel mese, però, volò via come un soffio.

Si divertirono, ne combinarono di tutti i colori – nulla di malizioso, però. Prima di conoscere Leo e Lorenzo, Stella e Silvia avevano la loro compagnia, un gruppo che loro stesse definivano, con un certo sarcasmo, “la compa stra-simpa”. Un’accozzaglia di invidiosi, li definivano, pieni di pregiudizi e sempre pronti a giudicare. Erano particolarmente astiosi verso Leo, il nuovo arrivato, che sembrava aver conquistato l’attenzione delle ragazze.

All’inizio, quegli insulti colpivano Leo: non è mai piacevole essere attaccati senza motivo. Ma presto capì che arrabbiarsi non aveva senso. Quei commenti erano solo il riflesso di una misera invidia. E poi, pensava Leo, se Stella e Silvia avevano scelto di stare con loro, piuttosto che con amici di vecchia data, un motivo doveva pur esserci.

Le serate erano un susseguirsi di risate, confessioni e scherzi. Leo prendeva in giro le ragazze per il coprifuoco anticipato, ma si trovava incredibilmente bene con loro. Quando le faceva arrabbiare, bastava poco perché i loro volti si trasformassero in un’esplosione di sorrisi. Era un’amicizia autentica, limpida, senza complicazioni.

Leo, però, aveva ancora una ferita aperta. Una storia d’amore estiva, finita prima ancora di cominciare, continuava a tormentarlo. Quella relazione passata sembrava irraggiungibile, ma parlarne con Stella gli dava conforto. Stella aveva un talento naturale nel consolare. Una volta, si era sorbita tre ore di paranoie di Leo, rispondendo con calma a ogni sua domanda:
“Che devo fare? Cosa devo dire? Come devo comportarmi?”
“Se è amore vero lo senti,” gli rispose lei, con una saggezza sorprendente per la sua età. “E se è amore vero, torna.”

Capitolo 3

L’estate finì.

Arrivarono i saluti: baci, abbracci, promesse.
“Sentiamoci, mi raccomando,” disse Stella.
“Certo,” rispose Leo, convinto.

Eppure, nel profondo, entrambi temevano che quei ricordi si sarebbero dissolti con il tempo. Ma non fu così.

Leo e Stella iniziarono a scriversi. Le loro lettere erano intime, sincere, piene di dettagli che condividevano solo tra loro. Quando Leo leggeva una lettera di Stella, era come se lei fosse lì, accanto a lui. Stella provava la stessa sensazione: quelle parole accorciavano la distanza, creando un legame unico.

Si dicevano tutto, senza vergogna. Le lettere diventavano sempre più personali, sempre più profonde. Sembrava che stesse nascendo qualcosa tra loro. Leo lo sentiva: per lui, Stella era speciale, unica. Eppure, il loro scambio non era privo di ambiguità. Si confessavano anche pensieri che andavano oltre l’amicizia. Parlavano d’amore, di sogni, perfino di intimità. Era un gioco di fiducia, un patto segreto.

Un giorno, Leo decise di andare a trovarla con i suoi amici. Il viaggio in treno era lungo, ma per lui era solo un dettaglio. Aveva delle aspettative, forse troppo alte.

Stella e Silvia li aspettavano in stazione.

“È così dolce,” confidò Stella a Silvia, parlando di Leo. “Mi manda messaggi bellissimi, si confida con me. Mi fa battere il cuore.”
“Non stai correndo un po’ troppo?” la riprese Silvia. “Vi conoscete da poco e vivete lontani. Non perdere la testa.”
“Ma chi ce l’ha più la testa!” rispose Stella con un sorriso sognante.

Quando si incontrarono, fu un’esplosione di sorrisi e abbracci. Visitarono la città, mangiarono un gelato e finirono al parco. Fu lì che Leo notò i tappeti elastici. In pochi secondi, era già sopra, a saltare come un bambino, seguito dagli altri. Stella lo guardava ridendo, con un misto di timidezza e affetto. Si avvicinarono, mano nella mano. Ridevano, e quella gioia li avvolgeva completamente.

Poi caddero insieme sulla rete elastica, uno sopra l’altra. Stella fissò Leo, imbarazzata. Lui la guardò negli occhi, sorrise… ma si tirò indietro.

Capitolo 4

Non successe nulla.

Non ci fu nessun bacio, nessun momento di svolta. Solo un sorriso timido e un velo di amarezza. Il ritorno in treno fu silenzioso, e lo stesso valeva per il cammino verso casa di Stella e Silvia.

Leo si sedette sul letto, riflettendo. Si sentiva deluso, incapace di spiegarsi perché non si fosse lasciato andare. Forse aveva paura, forse si aspettava troppo.

“Mi dispiace,” le scrisse. “Non so cosa mi sia successo oggi pomeriggio.”
“Non preoccuparti,” rispose Stella. “Sarà per la prossima volta.”

Ma il messaggio di Stella era diverso. Freddo, distante.

Passarono giorni senza sentirsi. Forse avevano solo bisogno di capire cosa provavano davvero.

Leo decise di andarla a trovare nuovamente. I messaggi avevano ricominciato a scorrere tra loro, riportando quella leggerezza che sembrava perduta. Ora tutto appariva normale, ma sotto la superficie ribolliva qualcosa di nuovo.

Quella volta si ritrovarono tutti a casa di Stella. Il pomeriggio fu un turbinio di risate, giochi e complicità. Nell’ultima mezz’ora, Leo e Stella si allontanarono dagli altri, rifugiandosi in una stanza adiacente. Leo si era seduto distrattamente su una cyclette, mentre Stella si appoggiava a una colonna, oscillando lievemente sulle punte dei piedi. La conversazione scivolò su loro stessi, su ciò che erano e forse avrebbero potuto essere.

“Non ci posso credere,” disse Stella, avanzando verso di lui. Gli occhi di Leo si spalancarono per la sorpresa, ma non ebbe il tempo di reagire. Stella si chinò e lo baciò. Fu un bacio breve, appena un soffio di secondi, ma l’intensità fece tremare entrambi. Quando Stella si staccò, sorrise dolcemente. Leo, ancora frastornato, la guardava in silenzio.

“Te l’ho detto che non sarei stato io a fare la prima mossa,” scherzò lui alla fine, nascondendo l’emozione dietro un sorriso.

Quella sera si salutarono in fretta. Durante il viaggio di ritorno, gli amici di Leo non persero occasione per prenderlo in giro e cercare di estorcergli dettagli. Ma lui non li ascoltava: era altrove. Ripensava al bacio. Al profumo di Stella. Al sapore delle sue labbra. Lo sentiva ancora come se fosse appena successo, e quel ricordo lo trasportava in un universo tutto suo.

Anche Stella si trovava persa nei pensieri. Mentre Silvia le faceva domande curiose, lei sorrideva distratta. Il mondo attorno a lei sembrava dissolversi, lasciando spazio solo a Leo e a quel momento rubato.

“Non ci credo che l’hai fatto davvero!” esclamò Silvia quando Stella finalmente le raccontò.

“Eppure sì,” rispose Stella ridendo. “Non ci sarei mai riuscita se non fosse stato lui a farmi sentire così speciale.”

“E lui? Che ha detto?”

“Nulla. Sembrava sconvolto, ma in senso buono. Non riesco a togliermelo dalla testa.”

Anche Leo non smetteva di pensare a lei. Quella notte, i messaggi tra loro si moltiplicarono, intrisi di dolcezza e passione nascente.

“Hai visto? Pensavi che non avrei mai preso l’iniziativa,” scrisse Stella, ancora incredula.

“Mi hai sconvolto,” rispose Leo. “Non vedo l’ora di rivederti. Manca poco all’estate: potremo passare ogni giorno insieme.”

“E se ti stancherai di me?” chiese lei, scherzando ma con un filo di insicurezza.

“Non potrei mai. Voglio vederti ogni giorno, ogni ora, ogni secondo.”

Capitolo 5

Stella rise, il cuore leggero come una piuma. L’estate era finalmente alle porte e portava con sé la promessa di momenti infiniti da vivere insieme. Non avrebbero più dovuto contare i giorni o accontentarsi di telefonate e messaggi. Avrebbero potuto vedersi, sfiorarsi, guardarsi negli occhi e comunicare senza parole.

Leo la aspettava sotto casa. “Ti porto via con me,” aveva detto. Stella si affacciò al balcone, sorridendo come una moderna Giulietta. Non c’era bisogno di arrampicarsi: bastava che lei scendesse e si sedesse dietro di lui sulla bici. Appena Stella lo abbracciò da dietro, poggiando la testa sulla sua schiena, Leo si sentì libero. Aveva tutto: Stella e la libertà.

Pedalarono senza una meta, ridendo e scherzando, fermandosi di tanto in tanto per un bacio fugace. Le serate più magiche, però, le passavano in spiaggia. Di notte, il mare sembrava un altro mondo, illuminato solo dalla luna e da scie bianche che parevano incantate. Camminavano a piedi nudi sulla riva, giocando con la sabbia bagnata e lasciando che le onde lavassero via ogni traccia.

A volte si sdraiavano sui lettini, fingendo di osservare le stelle. Ma inevitabilmente finivano per guardarsi negli occhi, sorridere e baciarsi. Il rumore delle onde faceva da colonna sonora, e la luna li avvolgeva nella sua luce. Ogni momento sembrava eterno.

C’erano anche le corse improvvise per evitare le ronde della guardia costiera. Quei momenti erano pieni di adrenalina e risate soffocate. Si nascondevano dietro ai tendoni, cercando di non farsi scoprire, per poi ritrovarsi a baciarsi ancora più intensamente, spaventati ed eccitati.

Le loro serate erano semplici, ma perfette. Avevano creato un loro mondo, un paradiso esclusivo in cui rifugiarsi. Ma la vita è imprevedibile, e anche i sogni più belli possono essere messi alla prova. Lo sapevano entrambi, anche se preferivano non pensarci. Volevano vivere ogni istante al massimo, come se il tempo non potesse mai scalfire ciò che avevano.

Forse era proprio quella la magia dell’amore: trasformare ogni momento in qualcosa di unico, qualcosa da custodire per sempre. Leo e Stella stavano vivendo il loro sogno, consapevoli che la vita reale non è un film. Ma, per quanto fosse difficile, avevano imparato a non smettere mai di sognare. Ed era proprio quella forza a renderli così speciali.

Capitolo 6

Era passata qualche settimana, e Leo e Stella erano sempre più affiatati. La loro storia sembrava crescere ogni giorno di più, con momenti spensierati e risate che riempivano le loro serate. Ma, come spesso accade, la vita decise di metterli alla prova.

Una sera, un noto bagno al mare organizzò una festa in spiaggia. Non era una festa qualsiasi: un evento in costume, con musica, balli, e l’intera gioventù della zona pronta a partecipare. Nessuno voleva mancare, nemmeno Leo, Stella e il loro gruppo di amici.

Si trovarono alle dieci davanti a casa di Stella, pronti a partire insieme. Nonostante qualche ritardatario, alle dieci e un quarto erano tutti in cammino verso la festa. Al loro arrivo, lo spettacolo li lasciò senza parole. La spiaggia pullulava di persone: centinaia di ragazzi in fila per entrare e una folla immensa già all’interno. Luci, musica, e una gigantesca piscina piena di gente che si divertiva tra tuffi e spruzzi. Un vero e proprio delirio.

Dopo una lunga attesa, riuscirono finalmente ad entrare. La prima tappa obbligata fu il bar, dove impiegarono quasi mezz’ora per essere serviti. Ma ne valeva la pena: il cocktail in mano e la musica del DJ erano un richiamo irresistibile. La pista da ballo, illuminata da luci psichedeliche, sembrava chiamarli. E così fecero: Leo, Stella e i loro amici si gettarono nel vortice della danza, scatenandosi al ritmo delle loro canzoni preferite.

“Vado a prendere un po’ d’aria, sto morendo di caldo!” esclamò Stella, staccandosi dalla pista dopo un’ora di ballo sfrenato. Si allontanò, lasciando Leo e gli altri a divertirsi.

Pochi minuti dopo, Leo alzò lo sguardo e notò qualcuno. O meglio, qualcuna. In un primo momento non ci fece caso, ma poi si girò di nuovo. Era lei. Bella come il sole. Era il suo primo amore. Quella ragazza che un tempo gli aveva fatto battere il cuore e che aveva faticato tanto a dimenticare, fino a quando Stella non era entrata nella sua vita. Ma bastò un istante.

I ricordi riaffiorarono, dolci e dolorosi allo stesso tempo. Si accavallarono come onde in tempesta, e Leo si sentì travolto. “Anche tu qui?” sussurrò lei, avvicinandosi e sfiorandogli la guancia. “Come stai?”

Leo, colto di sorpresa, riuscì solo a sorridere debolmente. “Tutto bene… sono con amici. Tu piuttosto?”

Lei non rispose subito. Lo guardò intensamente e poi disse: “Non ti ho mai dimenticato.” Quella frase lo colpì come un fulmine. In un attimo si trovarono a ballare insieme, vicini, timidi, impacciati. I loro corpi si sfioravano, e il passato sembrava rivivere in quegli istanti. Poi si guardarono negli occhi e si baciarono.

Un bacio lungo. Intenso. Un bacio spiato.

Capitolo 7

Quando Leo riaprì gli occhi, lei sorrideva. Ma il suo cuore si riempì di panico. Si guardò intorno, temendo che Stella avesse visto tutto. Non c’era traccia di lei. “Scusami, è stato un errore. Devo andare,” disse Leo, allontanandosi in fretta.

Ma Stella aveva visto tutto.


Leo uscì dalla festa per cercarla, ma Stella era già sparita. La vide solo quando, in sella alla sua bicicletta, si allontanò piangendo. Lo guardò per un attimo, con occhi pieni di dolore, e poi sfrecciò via nella notte. Leo si sentì morire dentro. Aveva tradito la fiducia della ragazza che amava più di ogni altra cosa.

Quella notte, Leo rimase sotto la finestra di Stella. La pioggia cadeva a dirotto, ma lui non si mosse. Tremava di freddo, fradicio e disperato. Sapeva di aver sbagliato e voleva farsi perdonare. Ma Stella, osservandolo dalla finestra, non scese.

Quando l’alba arrivò, Stella uscì per buttare la spazzatura e lo trovò ancora lì. Sdraiato sulla panchina, tremava e dormiva tutto rannicchiato. Si avvicinò e si sedette accanto a lui. Non disse nulla. Restò lì, aspettando che si svegliasse.

Quando Leo aprì gli occhi, la vide. Era confuso, sorpreso. “Ti prego, perdonami… hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi, ma io ti amo. Ti amo più di qualsiasi altra cosa.”

Stella lo guardò in silenzio, poi sospirò. Leo continuò: “Devo portarti in un posto. Ti prego, lasciami questa possibilità. Vieni sotto casa tua stasera, ti aspetterò. Anche se non verrai, io sarò lì.”

E se ne andò, lasciandola pensierosa.

Capitolo 8

Quella sera, Leo si presentò puntualissimo. Attese a lungo, con il cuore che batteva forte. Quando ormai stava per perdere le speranze, Stella scese le scale. Era bellissima. “Dove andiamo?” chiese, con un tono distaccato.

“È una sorpresa,” rispose Leo, bendandola con delicatezza.

Durante il viaggio, Stella, un po’ spazientita, tentava di immaginare dove stessero andando. Quando finalmente arrivarono, il rumore del mare le fece intuire qualcosa. Leo la prese per mano, guidandola. Poi, con un gesto dolce, le tolse la benda.

Davanti a loro c’era un vecchio faro, illuminato dalla luce della luna. “È bellissimo,” mormorò Stella, incantata.

“Mio padre conosce il proprietario. Ci ha dato il permesso di usarlo per questa notte, se promettiamo di non fare danni.”

Entrarono. Il faro era sporco e abbandonato, ma Leo aveva preparato una stanza con un letto e alcune candele. Stella si guardava intorno, curiosa, felice. Poi si voltò verso di lui e gli saltò addosso, baciandolo. Le parole non servivano. Il loro amore parlava per loro.

Si baciarono a lungo, guardandosi negli occhi, intimoriti ma pronti. Lentamente, si lasciarono andare, in un intreccio di corpi, sogni ed emozioni. Quella notte, sotto il faro e la luce della luna, Leo e Stella si ritrovarono.

“Ti amo,” sussurrò Leo.

“Anch’io ti amo,” rispose Stella. E per loro, il mondo smise di esistere.

Così, nella loro prima volta, si amarono per tutta la notte. Quella prima volta che avevano sempre sognato, di cui avevano parlato, discusso, e perfino scherzato. Era successo… ed era stato qualcosa di indimenticabile.

“Cazzo!” gridò Leo, sferrando un pugno contro il muro della doccia. “Non è andata così, cazzo!”

E in effetti, le cose non erano andate affatto come lui aveva immaginato. Tutto ciò che avevate letto finora della loro storia d’amore non era mai accaduto. O quasi… era ciò che Leo avrebbe voluto che fosse accaduto.

In realtà, quel bacio c’era stato. E basta.

Oltre al fatto che non fosse successo nulla, le cose erano andate molto diversamente da come si poteva pensare. Dopo quel bacio, Leo e Stella continuarono a sentirsi per qualche giorno. Ma poi, qualcosa cambiò.

Capitolo 9

Era finalmente arrivata l’estate, quella tanto attesa, tanto sognata, e Leo aveva deciso di andare al mare con i suoi amici. Fu lì che incontrò un’altra ragazza, ed era lì che tutti i sogni di Stella svanirono.

“Sono felice”, disse Leo.

“Beh… sono felice anche io per te”, rispose Stella, ma la sua voce tradiva la mancanza di sincerità. Era una risposta di cortesia, quella che si dà quando si è troppo arrabbiati per essere onesti con se stessi. Perché Stella non era affatto felice. Il suo mondo le era crollato addosso. Non poteva credere che dopo tutte quelle attese, dopo tutti quei sogni e discorsi, Leo l’avesse dimenticata così, in un batter d’occhio, come se tutto ciò che si erano detti non fosse mai stato importante. Come se fosse stato tutto solo un inganno, una menzogna.

Era furiosa con lui, ma lo amava ancora. Cosa poteva fare se non soffrire e piangere per lui, mentre lui si divertiva con quella nuova ragazza?

Ma col tempo, tutto passa.

[I ricordi sono potenti. Tornano quando meno te lo aspetti e ti colpiscono, dritti al cuore. Non si fermano davanti a nulla, nemmeno alla tua felicità o ai tuoi sorrisi. Ti feriscono, sempre.]

Anche per Stella era arrivato il momento di partire per le vacanze, e magicamente incontrò un ragazzo. Era passato quasi un anno, e Leo e Stella avevano ripreso a sentirsi di tanto in tanto, ma con toni più distanti. Leo non stava più con quella ragazza, avevano rotto dopo poco più di due mesi. Ma Stella non c’entrava. Si erano lasciati, e basta. Anche se, forse, nel piccolo angolo più nascosto del suo cuore, Leo pensava ancora a lei.

Nel frattempo, Stella aveva trovato un nuovo amore, quel ragazzo che aveva conosciuto in vacanza. Stavano insieme da mesi e sembrava una cosa seria.

[Chissà perché ci rendiamo conto del valore delle cose solo quando le perdiamo…]

Leo se ne rese conto. Quando venne a sapere della relazione di Stella, ci rimase malissimo. Passò giorni interi a riflettere sull’errore che aveva fatto. Capì quanto fosse grave, ma ormai non si poteva tornare indietro. Non si possono cancellare gli errori, e se ne devono subire le conseguenze. E Leo lo fece, soffrì terribilmente.

Arrivò un’altra estate.

Volevano vedersi, e si incontrarono.

“Alle nove e mezza all’incrocio.”

“Ci sarò.”

E infatti si ritrovarono lì, per la prima volta dopo un anno. L’incrocio dietro ai campi da tennis. Lei era bellissima. Il suo sorriso… ah, quanto gli era mancato.

Capitolo 10

Cominciarono a parlare, del più e del meno. Leo era cambiato. Stella lo notò subito. Leo scriveva, dipingeva, era diventato uno spirito libero, e Stella lo trovava affascinante. Ma lei stava ancora con quel ragazzo, e non avrebbe mai pensato di lasciarlo. Lui era una certezza, la sua protezione, colui che le aveva sempre detto di stare attenta.

Andarono in spiaggia. Si sdraiarono sui lettini e cominciarono a guardare le stelle, continuando a parlare e a ridere. Ridevano tanto. Era bello, anche dopo tutto quello che era successo, riuscire a stare insieme e sorridere. Era bello, finalmente, tornare a sentirsi vivi, dopo un periodo difficile.

Parlavano di tutto, anche degli alieni. Stella si divertiva a farsi intimorire da una possibile invasione aliena, mentre Leo si vantava di essere il suo Superman, pronto a proteggerla. E poi di nuovo risate e scherzi.

Cosa ci sia oltre l’universo, non lo so… ma so che qualcosa c’è. Qualcosa che va oltre le nostre possibilità percettive. Non lo scopriremo mai, ma è bello fantasticare. E se non ci fosse niente? Se fossimo veramente soli, come molti credono? No, non voglio nemmeno pensare a questa possibilità. Non possiamo essere soli in questo universo infinito. Forse c’è un altro mondo, una “nuova terra”, più evoluta, che non possiamo nemmeno immaginare. Magari, mentre guardiamo il cielo, ci sfuggono sguardi di altri esseri, come noi o molto diversi da noi. Fa un po’ paura, ma sarebbe incredibile. Pensare che non siamo mai stati soli. E forse, un giorno, ci incontreremo. O forse ci stanno osservando, studiano la nostra imperfezione. È spaventoso, ma chi può scartare questa idea?

Leo scrisse queste parole dopo la serata con Stella. Aveva deciso di regalarle il suo libro. E lo fece.

Stella era sorpresa, sconvolta dal cambiamento di Leo. Avevano anche trovato il “cd della loro vita”, un gesto che solitamente si fa con il proprio partner, ma loro erano diversi. Quelle canzoni, così semplici eppure così profonde, li facevano sentire come se stessero vagando insieme in un parco dei sogni, sotto il sole.

Ma, purtroppo, la vita ha sempre in serbo sorprese inaspettate.

Stella, per una sciocchezza, litigò con il suo ragazzo. E da lì, la sua decisione di non vedere più Leo. Lo salutò con un biglietto, e non poté fare altro.

Capitolo 11

“Seduta sul balcone, carta e penna tra le mani, ‘Il Parco’ nel lettore CD e solo me stessa. Non so se tutto ciò che è successo è stato reale… Se davvero siamo usciti insieme, se mi hai prestato il CD e il quaderno… Se siamo riusciti a condividere quei momenti… poi è successo, il mio ragazzo ha fatto una scenata, e io ti ho detto che non sarei venuta a mangiare da te, che non sarei uscita.

Mi accorgo ora che mi sto allontanando da te, solo per evitare una lite con lui… ma tu non c’entri nulla. Tu non meriti questo, non meriti di essere messo da parte per cause che non ti appartengono. Che mondo strano… Quante streghe ci sono in giro, che danzano liberamente, insediandosi in noi e facendoci entrare in crisi, facendoci prendere decisioni che mai avremmo voluto prendere…

Forse, ciò che più mi dispiace è che non avrei mai voluto che andasse così… Volevo uscire, parlare con te, prendere in giro il mondo, emozionarmi mentre guardiamo il cielo e ci immaginiamo gli UFO, volevo anche essere libera di sognare insieme a te… Invece mi ritrovo chiusa in una gabbia, come se avessi scelto con la testa invece che con il cuore, e io non ci sono abituata!

In queste due volte che siamo usciti, credo di aver capito più di te che in tutti questi due anni… Due anni, e mi rendo conto di non sapere nulla di te. Strano, vero? Bastano dieci secondi e ci conosciamo… o forse anche meno. Non ci crederai, ma è così.

Le scelte… le scelte… Se non sono davvero sentite, rischiano di rovinare tutto. Eppure, a volte sembrano inevitabili. Non volevo fare quella scelta… e ora sono qui, a scriverti piuttosto che parlarti. Ma ormai è tardi. Si deve guardare al futuro, e non pensare che non ci rivedremo mai più. Non voltarti indietro, mai… Non rallentare, piccola Butterfly.

A volte mi sento così, come se non fossi stata veramente me stessa… e mi sento male, mi sento falsa. Non voglio che tu stia male o ti senta in colpa. Non voglio che nessuna edera distrugga il nostro sogno di diventare davvero amici. Non so come andrà a finire questa storia, non so cosa succederà con il mio ragazzo, non so se ci rivedremo (e in questo momento non desidero altro). Ma posso dirti una cosa con certezza: ogni volta che ascolterò ‘Il Parco’ e guarderò il cielo, sarà come sentirti qui con me.

Contiamo tre stelle a destra dalla luna… secondo me, Leo, ci stanno guardando da lassù.

Ho paura che, quando tutto tornerà alla normalità… quando la scuola riprenderà, la solitudine e le abitudini torneranno a pesare su di me. E finirò per non farmi mai sentire, come dici tu… ma voglio fare attenzione. Voglio che la neve non cada.

Concludendo questa pseudo-lettera, Leo, spero tu abbia capito davvero il significato di ciò che ti sto dicendo. Cosa posso dire? Sono rimasta colpita da come sei, dalla fantasia con cui colori il mondo, ma anche dall’intensità delle tue poesie.

Tu vivi, tu sogni, tu ridi, sei bello. Tu cresci, tu cambia, tu sì che… Se vuoi cambiare, fallo. Ma continua ad ascoltare l’umiltà, la dolcezza, la rabbia, la tristezza e la verità di questo ‘Parco’.

Resta sempre te stesso.

Capelli spettinati. Occhi vivi. Un sorriso sulle labbra. Vestiti che parlano di te. Storiche Airwalk. E… Usherette.

Non buttarti mai via, non arrenderti mai, e soprattutto, non adattarti. Ricordalo.

Ti voglio bene,
Stella

Capitolo 12


Leo scosse la testa, una lacrima gli scivolò sul viso.

Aveva capito: l’aveva persa. Forse per sempre. Il mondo che non c’è.

Eppure, in quel momento, non c’era altro da fare che leggere ancora una volta quel biglietto. E piangere. Poi ridere pensando agli UFO. E piangere di nuovo. Un’emozione così forte, così strana e delicata, come quella che provava per Stella.


Passò un altro anno…

E Leo la vide lì, sorridente come non mai. Il sole rifletteva i suoi raggi sulla sabbia, intensificando il suo volto già splendente. La vide da lontano, appoggiata al muretto… che sorrideva. Quel sorriso che non aveva mai dimenticato, che lo faceva sentire bene anche nei giorni più oscuri. Un sorriso che lo abbagliava sempre, che lo riempiva di vita… quel sorriso che ora non riusciva più a cogliere. Un sorriso svanito nel tempo… un sorriso perduto… un sorriso ritrovato.

Ma in quel momento, un’emozione intensa lo travolse. Sentì un tuffo al cuore, uno di quelli che gli prendevano il respiro, come quando l’aveva incontrata per la prima volta, come il battito che li aveva accompagnati nei loro primi incroci, quando il mondo sembrava restare sospeso, pronto a regalare ogni cosa. Per quei pochi istanti in cui la vide, si sentì davvero vivo. Vivo come non lo era mai stato prima… Vivo come non lo sarebbe stato mai più.

Erano distanti, ma i loro sguardi si incrociarono… ed in quell’attimo, tutto cambiò. Il sorriso di lei scomparve. Il buio li avvolse. Le loro anime si sfiorarono, forse per l’ultima volta, chissà… Un girotondo di ricordi, una giostra di emozioni, ma in un battito di ciglia, tutto svanì.

Lui si allontanò, e lei, distratta, si volse verso i suoi amici, lasciando che il sorriso tornasse sul suo volto. Lei era felice. Lui, al contrario, sentiva solo il vuoto.

Era davvero finita?


I ricordi affiorano come soffici piume di neve…
Cadono…
Si posano…
Si sciolgono…

…Ma non si fanno dimenticare…


[I ricordi sono potenti, inesorabili. Tornano quando meno te lo aspetti, ti colpiscono dritti al cuore. Non si fermano davanti a nulla… nemmeno davanti alla tua felicità. Non si fermano davanti ai sorrisi che cerchi di mettere in faccia al mondo. Ti colpiscono sempre, brutalmente, fino a farti male.]

Capitolo 13

Leo e Stella non si sentirono più nemmeno nell’anno successivo. Ormai sembrava che tutto fosse dimenticato. Le foglie, leggere e piene di vita, sembravano pronte a cadere, a lasciarsi cullare dal vento, come se nulla fosse mai stato.

Poi, a giugno, Leo ricevette un messaggio di Stella:
“Mi era venuta voglia di leggere il tuo quaderno… sai, stavo ancora pensando agli alieni.” “Devo andare, ciao.”

Quello strano messaggio entrò nel cuore di Leo, e non lo lasciò più. Bastò così poco per far riaffiorare tutto… Bastò così poco per riportare alla luce emozioni che pensava ormai sepolte.

Sì, Leo aveva solo provato a dimenticarla, ma non ci era mai riuscito. La verità l’aveva nascosta a tutti, a se stesso in primo luogo. Si era imposto una maschera, convinto che avrebbe sofferto di meno, ma in realtà aveva sofferto ogni giorno di più, nel silenzio.

Ora, Leo non sapeva cosa fare. Avrebbe sicuramente visto Stella al mare. Come avrebbe dovuto comportarsi? Ogni pensiero sembrava un turbine che lo inghiottiva, mille dubbi e mille paure.

Poi, finalmente, si decise.

Prese una tela grande e cominciò a dipingerla, con le mani che tremavano di emozione, con il cuore che batteva forte come non mai. Non riusciva a fermarsi. Doveva farlo, doveva dirle qualcosa.

Capitolo 14

Leo passò davanti alla casa di Stella e lasciò velocemente un pacco sopra il suo muretto. Senza pensarci troppo, corse via, senza esitare neanche un istante, ma con un sorriso che gli si formò sulle labbra come una piccola consolazione, un segno di speranza.

Più tardi, Stella vide il pacco e, curiosa, lo aprì. Dentro, c’era una tela nera, con le parole scritte in rosso: TI SENTO…

Un brivido scorse lungo la schiena di Stella. Un’emozione che le strinse il cuore. La sua mente tornò indietro, ai ricordi che pensava di aver dimenticato. Una lacrima scese lungo la sua guancia.

E Leo… Leo non sapeva, ma per un istante, qualcosa di potente era accaduto. I ricordi avevano trovato la loro strada. E non si sarebbero mai più fatti dimenticare.


I ricordi affiorano come soffici piume di neve…
Cadono…
Si posano…
Si sciolgono…

…Ma non si fanno dimenticare…


E, mentre il vento sussurrava tra gli alberi, il mondo continuava a girare. Ma per Leo e Stella, qualcosa di profondo era cambiato. E, forse, la verità era che certi legami non si spezzano mai, anche quando il tempo passa e la distanza sembra insormontabile. Perché nel cuore, i ricordi sono sempre lì, pronti a riemergere.


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