Andrea è sdraiato sul letto, stanco. Il suo corpo reclama riposo, ma la mente non vuole fermarsi. I giorni appena trascorsi sono stati una battaglia continua, un susseguirsi di pensieri che non gli hanno dato tregua. Chiude gli occhi nel tentativo di calmare la tempesta interiore, e subito la sua immaginazione prende il sopravvento.

La prima scena che gli appare è una spiaggia. La sabbia è chiara, le onde si infrangono dolcemente sulla riva, e lei è lì, poco più avanti. Indossa quel vestito scuro e leggermente lungo che sfiora la sabbia mentre cammina, lenta, come se stesse danzando con il mare. Le onde lambiscono l’orlo del tessuto, bagnandolo appena. Ogni tanto si volta, quasi per controllare che lui sia ancora lì, dietro di lei. E sì, lui è lì, sempre, a pochi metri di distanza. La osserva, con lo sguardo di chi non vuole perdersi nemmeno un istante della sua bellezza.
Dopo qualche passo lei si ferma. Rimane immobile, come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno. È in quel momento che Andrea si avvicina, senza dire nulla. Sfiora la sua spalla con le dita, e vede il brivido che percorre la sua pelle. Lo sente, è come un tremore che attraversa entrambi. Allora la abbraccia, da dietro, proprio come piace a lei. Quegli abbracci in cui il tempo si ferma, in cui il mondo intorno scompare e rimangono solo loro due, sospesi in un istante che non ha fine.

Andrea si lascia andare, scivola sulla sabbia accanto a lei e tira fuori la sua macchina fotografica. La porta agli occhi e fissa l’orizzonte, cercando di catturare ogni attimo in cui l’onda si avvicina e poi si ritrae. Arriva, accarezza la riva e se ne va. Torna, ma ogni volta in modo diverso, con una danza che sembra infinita. Lei è lì, seduta di fianco a lui. Lo guarda, senza dire nulla. Lui avverte il suo sguardo su di sé, intenso, profondo, e gli piace. Sa come lo guarda lei, e quel modo in cui i suoi occhi si soffermano su di lui è qualcosa che non riesce a spiegare, ma che sente dentro.
L’attenzione di lei si posa su quel piccolo punto sulla sua guancia sinistra dove la barba non cresce. Non riesce a resistere: lo sfiora con le dita e sorride. Glielo fa notare ogni volta, e lui, come sempre, finge di prendersela. Fa il muso per qualche secondo, ma poi crolla, e le sorride. È un sorriso che parla più delle parole, e la bacia. I loro baci hanno sempre avuto un potere speciale, quello di fermare il tempo.
Rimangono lì, in attesa del tramonto. Anche se il sole non si tuffa nel mare, lascia dietro di sé una scia di colori che dipingono il cielo come un quadro, sfumature indelebili che sembrano fatte apposta per loro. Quando il cielo comincia a spegnersi, Andrea si alza. Non dice nulla. Si gira verso di lei, che è ancora seduta, e le allunga le mani. Lei le afferra con forza, come se non volesse lasciarle mai, e lui la tira a sé. Lei si alza, si ritrova davanti a lui, con quegli occhi rivolti verso l’alto, quegli occhi che parlano senza bisogno di parole. Perché le parole, in certi momenti, non servono.
“Andiamo a casa a fare l’amore,” dice lei. Senza punto di domanda, senza esitazioni.
“Andiamo,” risponde lui. Con tre punti esclamativi.
Andrea sente il cuore accelerare, ma non è solo desiderio, è qualcosa di più profondo. È quella certezza che ogni istante con lei ha un peso diverso, un significato che va oltre il semplice stare insieme. Si incamminano sulla sabbia, fianco a fianco, con il vento che porta via ogni parola superflua.
Il tragitto fino a casa è un viaggio sospeso tra sguardi e silenzi. Le dita di lei si intrecciano alle sue come se non volessero mai più sciogliersi, e Andrea si accorge che quel contatto lo riporta sempre a casa, ovunque siano.
Quando arrivano, l’aria nella stanza sembra trattenere il respiro con loro. La luce del lampione fuori proietta ombre delicate sulle pareti, e lei si ferma davanti a lui, in attesa. Andrea le sfiora il viso, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il suo sguardo si perde nelle sfumature di quegli occhi che lo hanno sempre stregato, e all’improvviso si rende conto di quanto ogni istante con lei sia prezioso.
Non c’è fretta. Non c’è bisogno di dire altro. Lei gli sorride appena, poi si avvicina, e in un attimo tutto il resto scompare.
Andrea la prende per mano e la conduce lentamente verso il letto. Non c’è bisogno di parole, solo respiri che si intrecciano nell’aria, sguardi che parlano più di qualsiasi frase. Lei si ferma per un istante, lo osserva come se volesse imprimere quell’immagine nella memoria, poi gli sfiora il viso con le dita, indugiando ancora su quel piccolo punto sulla guancia dove la barba non cresce.
Lui sorride, ma questa volta non finge di prendersela. La attira a sé con dolcezza, lasciando che i loro corpi parlino il linguaggio che hanno sempre conosciuto meglio di qualsiasi parola. Si sfiorano, si cercano, si trovano. Ogni gesto è un ricordo che si rinnova, un sentimento che si incide ancora più a fondo.
Fuori, la notte avanza lenta, complice silenziosa di un amore che non ha bisogno di tempo per esistere. Il mondo potrebbe anche fermarsi, e loro non se ne accorgerebbero. Nell’oscurità della stanza, le loro sagome si muovono come onde che si incontrano e si fondono, un’armonia perfetta che sa di casa, di appartenenza, di infinito.
E quando tutto si placa, quando i respiri tornano a farsi regolari e il silenzio si riempie solo del battito dei loro cuori, Andrea si gira verso di lei. La osserva con quel misto di dolcezza e stupore che prova ogni volta che la guarda.
“Dove sei stata fino a ora?” le chiede piano, con un sorriso stanco ma felice.
Lei lo guarda, e con la voce impastata dal sonno e dall’amore risponde semplicemente:
“Qui, con te.”
Andrea chiude gli occhi, stringendola ancora più forte. E per la prima volta, dopo giorni di tempesta, la sua mente si spegne dolcemente, cullata da una sola certezza: qualunque cosa accada, lei è lì.
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