Uragani e Farfalle

Storie brevi e fotografie


Il mio portafortuna

Ogni sasso sulla spiaggia sembrava trattenere un respiro antico. Alcuni, levigati dall’acqua per secoli, brillavano come frammenti di memoria smarrita. Altri conservavano fenditure scure, come se in fondo custodissero una voce che non voleva farsi sentire.

La bambina sedeva a terra, con la sabbia che le si attaccava alle ginocchia. Guardava le pietre come se fossero messaggi cifrati, venuti da un luogo che nessuno ricordava più. Ogni forma era un indizio: un’isola che esisteva solo di notte, un animale che dormiva sotto la superficie delle cose, un cuore minuscolo scolpito dal tempo.

Quando raccolse un sasso chiaro, levigato e freddo, ebbe l’impressione che vibrasse debolmente, come se dentro battesse un cuore che non apparteneva a nessun corpo.

“Tu sarai il mio portafortuna,” sussurrò, senza sapere bene a chi stava parlando. Forse al mare, forse al sasso stesso.

Da qualche parte, lontano o vicino — era impossibile dirlo — una porta invisibile si aprì. Nessuno la vide, tranne il mare.

E così, fra migliaia di sassi identici, uno soltanto intraprese un nuovo viaggio, diventando custode di segreti che non appartenevano più solo alla bambina, ma a tutto ciò che si nasconde tra il sonno e la veglia.


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